John Keats

John Keats (1795 – 1821)

Il concetto della bellezza è alla base della poesia di Keats.

La belle dame sans merci – 1819
E’ una ballata, composta di dodici sezioni di quattro versi ciascuna. I primi tre versi di ogni strofa mi pare che siano tetrametri giambici. L’ultimo verso è di quattro o cinque sillabe. Nel primo caso è un dipodo giambico, nel secondo, non lo so!

John Keats
portrait by William Hilton

E’ diversa dalle altre poesie di Keats: è una ballata. Le strofe sono brevi, molto ritmate come una favola (→ Decadentismo) (ciò si può vedere anche nei quadri dei Preraffaeliti). La poesia è un dialogo serrato tra il poeta e il cavaliere. La storia narrata è di amore e di morte (Decadentismo). La donna-vampiro affiora in questa storia. Questa storia inserita nello schema della ballata dà un’aria di favola alla poesia.

Ode to a nightingale – 1819
Da uno stato di stanchezza e torpore si immette il canto dell’usignolo(=poesia). La poesia non nasce quindi dal nulla, ma è ben cosciente della realtà. Nella seconda strofa, il poeta esprime il suo desiderio di ricongiungersi alla natura in un tentativo di ridare verginità e pace a chi ha conosciuto le pene di un mondo come è descritto nella strofa tre. Ed ecco che il poeta si ricongiunge a ciò tramite la poesia che è proprio come il canto dell’usignolo, in un mondo infame che rifiuta la bellezza della vita e sparge dolore e morte. Il poeta nel suo canto alla quinta strofa tende a ricongiungersi all’infinito: egli non vede le cose, ma le sente come elemento naturale tra la Natura è capace di sentire il valore Eterno delle cose, di tutta la Natura e della Realtà, in questo slancio il poeta tende all’Infinito a comprendere tutta la realtà, e quindi anche la morte che è invocata, proprio perchè la morte è il mezzo per ricongiungersi all’Infinito per non essere più tra le cose mortali, ma passare tra i valori Eterni. Il poeta però respinge le tentazioni della morte: il destino della poesia è la vita eterna, non la morte.

In questa poesia, da una parte sono ribaditi gli stessi significati di Ode on a grecian urn, dall’altra l’usignolo è proprio la poesia , non l’arte o la cultura. Inoltre l’usignolo è il simbolo non solo dell’autore, ma dell’umanità tutta che aspira all’eterno. Il senso della stanchezza e malinconia in cui nasce il canto dell’usignolo è un elemento che accenna al senso negativo della vita di ogni giorno. Ciò ci fa capire come il poeta non sia staccato dal reale, in lui sono ben presenti gli squallori della realtà. Notare il continuo riferimento al mondo classico (Grecia). Inoltre notare la consistenza dell’elemento naturale che ha dei caratteri precisi.
Nel momento in cui il poeta innalza il suo canto e si slancia al di sopra della realtà ecco che avviene qualcosa che è tipicamente romantico: l’estasi del poeta tende a comprendere tutta la realtà, anche la morte, che viene invocata. Da ciò, comunque, il poeta si allontana, dal pericoloso nulla che si trova dietro questa tentazione.

Ode to a grecian urn – 1819
L’urna è l’oggetto concreto della poesia, l’urna che però è l’opera d’arte, costruita centinaia d’anni prima, in essa vi sono tutti i significati dell’arte, è l’Arte. L’urna dopo tanti anni è ancora viva, a narrare di sé e del suo mondo, è Eterna, è quell’eternità che questi poeti inseguono. Le immagini sull’urna sono eterne, fissate nel tempo, quando questo mondo sarà distrutto dalla vecchiaia, l’urna sarà ancora intatta nella sua giovinezza e porterà il suo messaggio aldilà del tempo.

L’arte è la bellezza fuori dal tempo. Attraverso un’urna cineraria e su di essa c’è un bassorilievo ed ecco che l’urna, questa opera d’arte diventa il motivo della sua poesia, la vita stessa. L’urna porterà sempre impresse aldilà del tempo queste cose.
Il poeta pone diversi problemi come il rapporto tra le arti figurative e  la poesia. Nella seconda strofa il poeta comincia a descrivere la scena sull’urna. In seguito c’è l’inno del poeta alla vita=arte (l’arte ci dà i significati della vita). C’è l’enunciazione di un concetto dell’arte come portatrice dei significati e dei sentimenti e della vita stessa in eterno. L’urna è una metafora dell’arte e della vita.

To Autumn – 1819
E’ l’ultima ode di Keats. Il tema è la natura con la quale il poeta si identifica. Il poeta sente la natura. La natura qui è l’autunno colto nel suo nebbioso e, allo stesso tempo, fecondo essere. Il poeta coglie i tratti essenziali d’una natura che s’appresta all’inverno, una natura che cambia. L’ode finisce con le rondini che si riuniscono in cielo per migrare. E’ l’ode della maturità perché c’è la consapevolezza che la primavera con la sua gaiezza (=giovinezza=incoscienza) è lontana. La coscienza però non porta alla disperazione e alla morte: ci sono nell’autunno significati di vita e di fecondità, porta alla Natura, all’identificazione con essa.

Da alcuni è stata giudicata la più bella poesia di Keats. Qui egli ha perso l’ardore delle altre sedi, qui c’è perfetta fusione con la natura. L’autunno, la stagione del trapasso, assurge a simbolo del suo rapporto con la natura. Ci sonno molti riferimenti alla concretezza della vita naturale e in essi il poeta si identifica.