Tudor England

Henry VII, 1485-1509

Henry VIII, 1509-1547

Edward VI, 1547-1553

Lady Jane Grey, 1553-1553

Mary I, 1553-1558

Elizabeth I, 1558-1603

Appunti

Storia della letteratura inglese

Venerdì 4 febbraio

Anche in Inghilterra, come nelle altre nazioni d’Europa, intorno al XII secolo comincia a fiorire un nuovo tipo di economia basato sullo scambio e il commercio. Questa nuova economia aveva la propria giustificazione nella nascita del comune e il presupposto sociale nella borghesia, la nuova classe di intraprendenti operatori che balzano alla ribalta e si impongono come classe da opporre alla nobiltà, ferma sui principi feudali.

All’inizio i Comuni rimasero sotto la guida del Re. La vita del comune è più attiva, l’uomo è più libero e la produzione non è fermata dal ciclo chiuso del castello, dove si produceva solo ciò di cui s’aveva bisogno e nulla più. Il lucro, il progresso cominciano a ridare un senso diverso alla vita.

Le città poco a poco si emancipano dal potere del Re. Economicamente però l’agricoltura è ancora il punto principale di riferimento. Vi è un certo inizio di industria, esplicato attraverso l’industria tessile della lana, esportata nelle Fiandre. In questo periodo compaiono sulla scena inglese le grandi banche italiane e ebree che forniscono prestiti più volte persino ai Re. Da ricordare che lo stesso Geoffrey Chaucer, nel 1372, fu mandato a Firenze a contrattare un prestito per conto del Re d’Inghilterra. Per questo motivo, abbiamo negli inglesi una ondata di antisemitismo.

Il sistema feudale entra completamente in crisi. Stroncato dalla peste e dalle guerre. Quindi I signori cominciano a dare in affitto le loro terre in cambio di denaro, creando così una nuova categoria: i fittavoli. I fittavoli a poco a poco comprarono le terre e cominciarono a costruire la base per diventare grandi proprietari terrieri.

La letteratura in questo periodo è in Middle English, nonostante il Latino e il Francese siano ancora usate. Nel Medioevo troviamo l’idea di letteratura ancora molto legata alla religione.

Il teatro

Venerdì 4 febbraio

Il teatro Inglese nasce dalla frattura con il teatro classico (Eschilo, Euripide e Sofocle) e come rappresentazione religiosa. Il punto di partenza del teatro inglese è il 1300 con I cosiddetti Miracle Plays che trattano la vita di Cristo o la vita dei santi. Le rappresentazioni avvenivano sui Pageant (cfr. Carlo Izzo), ed eranno fatte in cicli. I cicli prendevano il nome dalla città in cui si svolgevano (Wakefield è il ciclo più importante). Sin dall’inizio, nella misura in cui lo permetteva la rappresentazione, il teatro è caratterizzato da un elemento di comicità. Vedere al proposito la Secunda Pastorum e l’episodio Noè-moglie-Dio.

24 febbraio

Così il teatro, dopo l’anno Mille, rinasceva nell’ambito del rito religioso, anche se abbiamo una tendenza al comico. Importante opera del fine Quattrocento è Everyman, uomo medievale di fronte al suo dramma. Nel ‘400 e ‘500 c’è uno sviluppo di questo teatro. Esordiscono i Morality Plays in cui abbiamo una trasformazione dei personaggi: non più santi o dèi, ma vizi e virtù. Questa caratteristica è importante perchè la ritroviamo nel teatro Elisabettiano. Ad esempio, nello stesso King Lear si possono ritrovare elementi originari dei Morality.

Henry VII

4 febbraio

La guerra delle due Rose segna la fine dell’epoca medievale. La guerra aveva distrutto e indebolito le famiglie nobili così che un Re si impadronisce del potere: Henry VII. Con Enrico VII cambia il rapporto di potere tra le classi. I nobili sono in crisi economica, a causa delle costose guerre che hanno dovuto sostenere, così affittano le terre. Questo fatto determina un cambiamento della vita con la nascita di una nuova classe: la borghesia. L’Inghilterra scopre che il mare che l’isola dal Continente è fonte di ricchezza per il grande traffico commerciale. Viene istituita una flotta, iniziano le esplorazioni. Caboto, un Italiano, era al servizio di Enrico VII. Esistono però problemi con i nobili che fomentano ribellioni. Inoltre il problema dinastico è molto forte. Enrico VII lo comprende e cerca di allearsi con alcune dinastie per consolidare il regno. Il suo figlio maggiore, Arturo, sposa la spagnola Caterina d’Aragona. Arturo muore e Enrico VII per salvare l’alleanza costringe l’altro suo figlio Enrico (VIII) a sposare Caterina. Il Papa non era d’accordo a questo sposalizio fra cognati e si viene a determinare quel primo attrito che porterà, in futuro, a ben altra rottura.

Henry VII comincia a considerare la borghesia come fonte di potere e si appoggia ad essa per rafforzarsi. Egli, però, ha ancora una mentalità medievale riguardo alla questione dinastica.

Questo è, come si è già detto, un periodo di cambiamento, c’è il fenomeno dell’urbanesimo e la nascita di una nuova cultura. Tra i personaggi di maggior spicco che toccarono la terra inglese ci fu Erasmo da Rotterdam.

Archbishop Wolsey

Enrico VIII salì al trono nel 1509. Egli continuò la politica del padre e si appoggiò alla borghesia. Se, da una parte, questo segnava la fine, dopo tanti anni, del dominio incontrastato dell’aristocrazia, dall’altra, portò alla formazione di un parlamento che in un futuro lontano avrebbe potuto controllare il potere dello stesso Re. C’erano due Camere: il Council e il Parliament.

In questo periodo si sviluppa l’idea di nazione e il Re diventa la garanzia della libertà. Enrico VIII nei primi anni del suo regno fu influenzato da Thomas Wolsey che era il cancelliere del regno (cioè il Primo Ministro) e arcivescovo di Canterbury, raccoglie cioè sotto di sé il potere spirituale e temporale. Era in sostanza più forte del Re in persona. Enrico VIII diventò subito molto anti-clericale. Le cose sotto Enrico VIII maturarono a causa della Riforma protestante di Martin Lutero. Egli ne approfitta, contesta il Papa, che non gli vuole annullare il matrimonio, e decreta la scissione. Poi Enrico convoca il Long Parliament (durato sette anni) in cui fa passare molte leggi che mirano a indebolire il potere clericale, requisisce molte terre. L’anglicanesimo si può definire come una via nazionale al cristianesimo.

Henry VIII

26 febbraio

La dinastia dei Tudor, iniziata con Henry VII, fonda la sua potenza sulla borghesia. Abbiamo dal 1529 al 1536 il Long Parliament durante il quale Enrico VIII espropria le terre della Chiesa e le dà, appunto, a questa nuova borghesia, la quale così comincia ad appoggiare direttamente il Re.

Questo è un periodo in cui si afferma lo spirito nazionale inglese, cioè è in questo periodo che l’Inghilterra comincia a sentirsi veramente come nazione anche negli strati più umili che, paradossalmente, si riconoscevano nella figura del Re, poichè questi li aveva tolti dalla loro condizione di servi della gleba. Tutto questo movimento è stato provocato, come detto, dalla Riforma Anglicana che staccando Londra da Roma, comincia a dare proprio una nuova coscienza religiosa agli inglesi. La riforma anglicana è definita anche come “scisma senza eresia” poichè in essa non vi è un mutamento ideologico. La Chiesa è l’istituzione colpita più duramente da Enrico VIII: i monasteri vengono abbattuti, le terre sono requisite e con esse si procura di ottenere l’appoggio borghese che così è anche lo strato in cui la religione anglicana trova il più largo consenso. (cfr. La riforma protestante R. Bainton).

Quando Enrico muore, sale al trono Eduardo VI, il quale morirà dopo soli sei anni di regno. Il nuovo sovrano era di religione protestante secondo l’eresia calvinista e, in questo periodo, sembrò che l’Inghilterra tutta dovesse dirigersi verso il calvinismo. Giunse la morte a fermare le cose.

Salì al trono Maria la cattolica (Bloody Mary). Maria sposa Filippo II di Spagna (la Spagna era sempre stata strenua difenditrice del cattolicesimo). Maria regna per cinque anni durante I quali si distingue per le sanguinose persecuzioni ai danni dei protestanti. Alla sua morte sale sul trono Elisabetta I e con lei inizia l’epoca d’oro dell’Inghilterra. In questo periodo la situazione religiosa, e annessa ad essa la politica, era piuttosto variegata: c’erano i cattolici (destra); gli anglicani (il centro) e i calvinisti (la sinistra) i puritani.

In Irlanda si professa decisamente il cattolicesimo che trova in ciò il modo di contrapporsi agli inglesi.

Sotto Elisabetta la cultura fiorisce a ogni livello, s’iniziano grandi viaggi e ci sono, di conseguenza, nuove scoperte. Sir Francis Drake era un pirata, appoggiato dalla Regina, col compito di assalire le navi spagnole che venivano dall’America cariche di oro. Sir Walter Raleigh tocca le coste americane e di lì a poco costituirà la Virginia. Il dramma tocca i massimi livelli. Nel 1476 Caxton inventa la stampa, momento memorabile poichè d’ora in poi la cultura potrà avere una diffusione vastissima e rapida. Si inizia lo sfruttamento delle miniere di carbone. I Calvinisti conquistano la Scozia e scacciano la sovrana Mary Stuart che si rifugia da Elisabetta che la fa uccidere.

4 marzo

Nel 1485 con Enrico VII in Inghilterra sale al trono la dinastia dei Tudor, è per questo che essa in questo periodo è detta Tudor England. La dinastia dei Tudor si dissolve con Elisabetta I nel 1603.

Anne Boleyn

Reformation to Industrial Revolution di Christopher Hill narra la vicenda e i rivolgimenti economico-sociali di questo periodo e precisamente dal 1530 al 1780, dalla Riforma anglicana, cioè, fino alla Rivoluzione Industriale. La crisi dell’aristocrazia di Lawrence Stone (L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell) è un altro libro che spiega il tratto di storia dopo la morte di Elisabetta I.

Tornando al nostro discorso: l’Inghilterra dei Tudor esce dal medioevo in questo senso: che sostituisce un solo principio di autorità ai tanti principi di autorità tipici del sistema feudale. Il sistema feudale è stato paragonato a un sistema di scatole, una dentro l’altra. Esso era, cioè, basato su una serie di privilegi per cui ogni categoria era, in un certo senso, contenuta in un’altra più grande. C’era il Re, il grande feudatario, il piccolo feudatario, il valvassore, il valvassino, i fittavoli, i contadini, i servi della gleba. Era una società estremamente rigida nella sua struttura di classe. E ogni classe esisteva non tanto perchè fosse più ricca delle classi inferiori, ma perchè deteneva dei privilegi. Per esempio, ogni classe sociale aveva dei diritti e dei doveri, di fronte alla legge, differenti da quelli di un’altra classe sociale.

Catherine of Aragon

Per questo il Medioevo è un periodo di grandi ingiustizie, non tanto dal punto di vista economico, ma proprio dal punto di vista dei privilegi. Le discriminazioni economiche si realizzano in maniera più evidente in un secondo momento, quando si accumula il capitale. In pratica, cioè, nel Medioevo non esistevano capitalisti, esistevano però delle persone che di fronte alla Legge avevano dei diritti e dei doveri diversi. Questo sistema può sembrare molto lontano dalla nostra vita, ma non lo è, per esempio in Italia il periodo feudale, almeno teoricamente, è finito con l’unità d’Italia, nel 1860. Fino a quell’anno, specialmente l’Italia centro-meridionale, era a carattere ancora feudale, in parte questo continua ancora oggi, almeno a livello di mentalità, nei rapporti col potere, si pensi alle raccomandazioni, l’Italia è ancora probabilmente feudale, dove diciamo che appartenere a una classe implica avere dei privilegi, con le istituzioni, con il potere politico.

Ritornando ai Tudor, essi escono dal feudalesimo nel senso che sostituiscono un solo concetto di legge, di autorità e di libertà, ai vari concetti di legge, autorità e libertà che venivano incarnati dalle varie classi feudali. Questo non significa che le classi sociali vengono abolite, anzi in un certo senso, ogni classe sociale acquista una sua posizione assai più precisa, però nell’ambito di una struttura unitaria che si riconosce nella figura del sovrano. Il Re cioè, nell’epoca dei Tudor, è il garante della nazione, dell’unità dello Stato, nella sua figura concentra veramente tutti I poteri e tutta l’autorità. E’ un sistema fortemente autoritario, forse ancora di più del sistema medievale, che però implica in un modo o nell’altro, da parte di tutti, l’ubbidienza a una stessa legge. A questo proposito, si può capire meglio la portata della Riforma Anglicana: essa stava a significare l’eliminazione dei privilegi della classe clericale, e una spinta unitaria che si realizzava in una figura del Re

Catherine Howard

che assommava nella sua persona tutti i poteri. La Chiesa vedeva cadere tutti i suoi privilegi di carattere giuridico e economico. Indubbiamente la legge dei Tudor tendeva a favorire i più potenti, purtuttavia era una legge valida per tutti, si comincia cioè a intravvedere un primo concetto di uguaglianza, anche se solo all’interno delle classi separate. Si inseriscono a testimoniare questo cambiamento le città mercato, che nascono nel Cinquecento sotto lo stimolo del commercio (Londra è sicuramente la più importante città-mercato). In queste città assistiamo a una specie di alleanza al vertice tra le oligarchie borghesi, (i grandi commercianti che cominciano ad accumulare capitale) classe senza privilegi feudali, ma che manovra denaro; e i piccoli nobili, gente che sale e acquista la sua posizione non per sangue, ma per la ricchezza, sono anche detti gentlemen (local gentry). Essi hanno acquistato il loro titolo con i soldi, posseggono delle terre e manovrano le città. Gentlemen sono anche coloro che hanno studiato, possono essere figli di nobili più giovani che non hanno diritto al titolo. Un fatto decisivo nello sviluppo di questa classe sociale è l’istituzione dei Giudici di Pace (Justice of Peace), magistrati eletti dalla Corona che devono far rispettare le leggi localmente. Il principio feudale che il signore era anche la legge viene così spezzato. Il Giudice di Pace è un funzionario. Naturalmente non bisogna lasciarsi abbagliare, il Justice of Peace non può essere uno qualunque (per esempio non può essere un proletario o un piccolo borghese) però in quei tempi già questa forma di cambiamento era rivoluzionaria. In pratica la dialettica di classe si svolge, in questo periodo, tra questi contendenti: da una parte i grandi feudatari, ormai in decadenza; dall’altra questi grossi borghesi o i gentlemen

Catherine Parr

(a volte si identificano) che cercano di strappare i privilegi ai vecchi signori appongiandosi alla Corona. Infatti in questo secolo il Re si appoggia, per rafforzare la sua posizione, a queste classi nascenti. Singolare questa unione contro i vecchi feudatari, il Re, che vuole conservare la sua posizione; i borghesi, che vogliono ascendere socialmente e il Re li protegge; il popolo(!), che vede nel Re il suo protettore contro le ingiustizie e vessazioni dei feudatari. Questo processo di unificazione nazionale avviene sotto l’influsso culturale di Londra, la città intorno a cui si coagula il nuovo Stato, dove risiede la Corte, dove si manifesta la cultura, dove si forma la lingua inglese, dove è più viva la Riforma anglicana. E’ da Londra che partono i predicatori per diffondere la “nuova” religione. Londra è anche una fiorente città ecnomica, buon porto sul Tamigi, difficilmente raggiungibile da nemici, qui viene creata la Borsa nel Cinquecento. Diviene centro commerciale importante in alternativa a quello che fino ad allora non aveva avuto rivali sul Continente: Anversa nel Belgio.

Dopo la Riforma Anglicana si forma anche la burocrazia. Lo Stato diventa nazionale nel senso che è un’emanazione diretta della Corona, che controlla, dirige i vari dipartimenti, si forma il civil service, una amministrazione, una burocrazia. E’ chiaro che a queste (lucrose) cariche accedevano solo pochi (gentlemen), però è un modo per escludere i feudatari, che avevano tuttora cariche importanti, ma sono pochi, e soprattutto la struttura amministrativa è retta, per precisa scelta politica del Re, dalla nuova classe.

Vengono istituite le due camere (House) mentre prima (durante la prima parte del Cinquecento) esisteva solo una Camera in cui sedevano i grandi signori feudali, abati e rappresentanti delle città (commons). Verso il 1530, le camere si dividono e la House of Lords perde continuamente importanza. In questo periodo, per la prima volta la House of Commons è più potente. La House of Lords è fiaccata anche dalla Riforma, che elimina gli abati e laicizza la House.

Thomas Cromwell

Con l’affermazione della House of Commons emerge un nuovo concetto sociale basato sulla quantità di denaro: i potenti sono quelli che hanno più denaro, mentre prima i potenti erano quelli che avevano più terra e più gente per lavorarla (gente che poi si trasformava in esercito). Il processo di unificazione ha anche fasi istituzionali. Nel 1536 il Wales viene unito all’England, nel 1540 Enrico VIII si autoproclama Re d’Irlanda. Anche in questo caso, l’Irlanda era già controllata dall’Inghilterra, ma tale controllo era soprattutto economico. Dal punto di vista istituzionale l’Irlanda dipendeva da Roma (secondo I cattolici). Nello stesso tempo passa la riforma amministrativa, sia l’Irlanda che il Galles, che l’inghilterra vengono divise in contee (shires). Enrico VII istituisce dei consigli speciali nelle regioni in cui sono più facili le ribellioni (il nord e il Galles). Questo processo di unificazione che passa attraverso l’esproprio e la fine dei monasteri porta anche a un rafforzamento notevole della Corte.

Nell’anno in cui sono espropriate terre e monasteri la Corona incassa una somma che è stata calcolata in circa duecentomila sterline. Inoltre terre, per un valore di un milione e mezzo di sterline sono date dalla Corona ai propri sostenitori, questo crea degli interessi. La Riforma Anglicana costituisce per le classi nascenti un grosso affare che esse sfruttano con l’aiuto del Re. Re e nuova classe, quindi, sono legati a doppio filo. Lo stesso stato del clero cambia. I preti anglicani diventano degli amministratori ecclesiastici a servizio della Corona. In precedenza il clero riconosceva l’autorità regia solo se questa non contrastava con Roma. I pa stori anglicani possono sposarsi. Tra le altre conseguenze di carattere nazionale della dissoluzione dei monasteri c’è anche la creazione di un sistema embrionale di istruzione,

Thomas More

cioè viene unificata anche l’istruzione. La chiesa tradizionale aveva, infatti, il monopolio dell’istruzione, poteva creare scuole diverse da quelle dello Stato. Ora tutte le scuole sono controllate dallo Stato, e in questo periodo fioriscono ancora di più le due grandi università inglesi: Oxford e Cambridge. Per due secoli, fino alla fine del Settecento, inizio Ottocento, sostiene Christopher Hill, essere anglicani fu per gli inglesi come essere patrioti. Questo significa che la coscienza nazionale e la libertà si identificò con l’appartenenza alla religione anglicana.

Questo è un periodo di forte immigrazione dagli altri paesi (riformisti e protestanti perseguitati). Queste comunità che si trasferivano in Inhgilterra, di solito, non erano contadini degli strati più umili, erano artigiani che portavano con sé il loro mestiere (lavoratori di lana, vetro e ferro) cosa che si svilupperà e contribuirà allo sviluppo industriale Inglese. Al contrario, in Italia, il timore religioso scoraggiò ogni ricerca tecnologica e fu un periodo di stagnazione, nonostante Galileo. Nel 1530 la popolazione inglese era di tre milioni di abitanti, all’inizio del Seicento già si superavano i quattro milioni. L’incremento di popolazione porta a uno sfruttamento di terreni paludosi, e (sempre relativamente) all’emigrazione in Irlanda e in America. L’emigrazione in Irlanda è importante perchè gli Inglesi (protestanti) entrano immediatamente in conflitto con la popolazione del luogo (rimasta cattolica). Londra, più o meno all’inizio del secolo, contava circa duecentomila abitanti.

Anche se la più parte della poolazione resta collegata alle campagne le città diventano centri di decisione e controllo politico. Spingono inoltre um nuovo sistema di vita: dove nell’epoca feudale ognuno produceva le cose che gli servivano (le scarpe fatte con pelli di animali, ecc.) nella città si ha bisogno di essere riforniti, non si è più in rapporto diretto con queste fonti di alimentazione quali la tera, gli animali, ecc.

Si forma un’economia mista, indiretta, più complessa, in cui alcuni producevano alcune cose e le scambiavano con altri.

10 marzo

Questi processi di modificazione storica non interessano chiaramente solo l’aspetto economico-politico della civiltà inglese, ma anche l’aspetto culturale. Anzi bisogna precisare che nella modificazione di una civiltà tutti questi aspetti cambiano insieme, si sollecitano a vicenda. Lo scrittore non scrive per sé, scrive per dare un messaggio agli altri, non tratta di materie fini a se stesse, ma cerca di rappresentare quelli che sono i problemi del suo tempo [Croce non sarebbe d’accordo]. Ecco quindi che accanto a una rivoluzione industriale cìè una rivoluzione culturale. Questa però non ha le sue radici in Inghilterra, questa rivoluzione che è l’Umanesimo ha radici molto più profonde. Nel 1453 c’è la caduta di Costantinopoli, l’impero turco cerca di prendere l’Europa centro-meridionale con un’azione a tenaglia (contemporaneamente agiva in Spagna), e quindi assistiamo in questa zona (Italia, Francia, Germania) a un ritorno verso culture che si erano andate disperdendo. C’è una specie di movimento inverso, mentre prima l’impero Romano si era decentrato verso l’estern, ora si tende a tornare verso l’Europa, I movimenti culturali e scientifici vanno a riconsiderare quelle culture che in questa espansione si erano andate disperdendo.

Archbishop Cranmer

L’Umanesimo è la rivalutazione delle civiltà Greca e Romana è il rifiuto di strutture di pensiero sclerotiche ereditate dal passato che non erano più discusse e la ricerca di nuovi campi della conoscenza attraverso un rapporto con la storia, che viene riscoperta e vista non come qualcosa di passato, ma di vivente. C’è poi la visione antropocentrica della realtà. Tale movimento nasce in Italia e si diffonde in Europa, giunge in Inghilterra. La cultura diventa non fine a se stessa, ma si accompagna anche a una certa azione, c’è l’invenzione della stampa (William Caxton) che vuol dire che la cultura viene moltiplicata, vuol dire mettere in moto questo grandioso procedimento di diffusione della cultura. I viaggi di esplorazione sono I risultati di questa cultura, voler scoprire com’è questa realtà, vuol dire muoversi, partire per terre sconosciute; scoperte scientifiche (ottica, Galileo). Questa è la grande lezione dell’umanesimo e del Rinascimento: niente è dato per scontato, l’uomo del Rinascimento è intraprendente, vuole vedere di persona attraverso nuovi strumenti che egli stesso sarà capace di ideare. Comunque questo è il discorso generale, poi va precisato, storicizzato, veduto all’interno di una nazione, l’Inghilterra, nella quale arriverà in modo diverso [a pag 52 dell’antologia vengono messi in evidenza gli aspetti dell’Umanesimo nella civiltà inglese: nel terzo decennio del 500 c’è una rivoluzione religiosa in Inghilterra, e i problemi religiosi vengono a trovarsi al centro dell’attenzione, quindi questa è una sfumatura tutta particolare, anche perchè la riforma anglicana rifiuta tutta la cultura di Roma. Ma bisogna tenere presente che forse proprio a causa della sua corruzione Roma era stata capace di raccogliere tutti i messaggi culturali del Rinascimento italiano (a Roma c’era Raffaello, Michelangelo, Leonardo). Che fare rifiutare anche l’arte di Roma? La tensione di cui è sparso il Rinascimento inglese rimane irrisolta. Il secondo punto citato dall’autore è quello delle esplorazioni che in Inghilterra assumono un aspetto diverso. Non bisogna dimenticare che l’Inghilterra è un’isola dell’Atlantico con capitale su un fiume navigabile. Quindi a Londra arrivano direttamente queste navi che provennivano da un mondo completamente nuovo (l’America), e ciò ha contribuito proprio a un cambiamento della civiltà inglese. L’impatto cioè con una realtà che non è più nazionale, né europea, ma è la realtà di paesi completamente differenti. Non è un caso che poi tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento l’Inghilterra cominci a colonizzare l’America (c’è un tentativo nella seconda metà del Cinquecento), all’inizio del Seicento c’è il famoso sbarco della Virginia mandato da Elisabetta I.

Il terzo punto è il rapporto con l’Italia. Anche se il rapporto con Roma si presenta così problematico, anche se la visione che si ha dell’Italia è decisamente negativa (prostitute, imbroglioni, delinquenti, ecc.) tuttavia l’influsso della cultura italiana è preponderante. Ci sono dei testi famosi che si diffondono in Inghilterra: il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, Petrarca. La cultura inglese ora è in posizione passiva, recepisce il messaggio italiano, anche se in elementi come Shakespeare esso è rielaborato. Un altro testo consigliato è il Praz per i capitoli sul Cinquecento.

Giovedì 17 marzo

La volta scorsa si è parlato della Tudor England, delle classi sociali del Cinquecento, dei cambiamenti dopo il feudalesimo, delle caratteristiche della nuova casa regnante. La nascita di questi borghesi che si appoggiavano alla Corona. Si formano i lavoratori salariati che senza possedere niente, né avere alcun diritto politico, compiono i lavori più umili. Lo Statute of artificers (1563), abbiamo detto, era un tentativo di sistemare i problemi del lavoro. Comunque questo statuto è formato secondo la realtà del tempo, e quindi molte volte è ancora repressivo verso i lavoratori salariati. Ad esempio, i salari sono tenuti bassi. Dal 1580 al 1640 i salari (almeno quelli ufficiali) rimangono gli stessi. Quindi per più di mezzo secolo cìè una forte inflazione con forti aumenti dei prezzi, ma ai quali non corrisponde alcun aumento dei salari. Proprio questo fa si che in questa società più moderna si acuisca il problema dei poveri, infatti vediamo che lo Stato è costretto a varare delle Poor Law per evitare che queste masse diventino pericolose. Queste leggi non davano un salario, ma per lo meno cercavano di provvedere a un sostentamento materiale dei più poveri. A ciò pensavano le chiese. Accanto a questi poveri disoccupati, già nel Cinquecento, vengono a trovarsi i primi proletari, gente che fa I lavori più umili e che è la meno pagata: i minatori, i quali sono forse anche al di sotto dei disoccupati, sono considerati la feccia del popolo, non si ha alcun rispetto per il loro faticosissimo lavoro.

L’economia si sviluppa nel senso dell’industria, però è uno sviluppo molto relativo. Innanzitutto per sviluppo dell’indistria intendiamo espansione del commercio, ma sempre in una misura assolutamente diversa da quello che intendiamo noi oggi. Nel 1688 (un secolo dopo i Tudor) ancora l’88% della popolazione era legata alla terra. L’agricoltura, d’altra parte, nel Cinquecento subisce dei cambiamenti. Come cessano i privilegi dei signori feudali, come scompare il dominio della Chiesa, nello stesso tempo nascono questi gentlemen, yeoman, che cominciano ad accaparrarsi le terre. Ciò avviene anche a scapito delle common lands. Nel Medioevo, accanto alle terre del signore o della chiesa, esistevano le terre della comunità. Le terre cominciano a essere recintate, comincia così quel fenomeno che è poi anche alla base del processo di accumulazione capitalistica che in Inghilterra porterà alla Rivoluzione Industriale. La recinzione delle terre si chiama enclosure. I proprietari cioè cominciano a pensare comletamente in proprio, scompare quella vaga forma comunitaria delle common lands. Grazie poi all’incremento dell’industria dell’abbigliamento aumenta l’allevamento del bestiame, e le terre sono date a pascoli. Tutto a scapito dell’agricoltura, cosa che succede ancora oggi. Naturalmente questo provoca scompensi nel settore dell’alimentazione, per cui l’Inghilterra è costretta a importare grandi quantità di prodotti alimentari. C’è quindi questo incremento delle attività commerciali e anche industriali, sia pure sempre in misura limitata. Tra le attività commerciali e industriali più importanti c’è l’abbigliamento. Tra l’altro c’è la trasformazione di queste fabbriche di vestiti, si fanno dei vestiti diversi: new draperies, vestiti nuovi, più leggeri e raffinati. Fatto importante, che cambia la vita di una nazione, e esiste un mercato estero più grande: I vestiti si possono vendere anche a sud. Il commercio si espande proprio distruggendo I privilegi feudali. Sulla base di questo sviluppo commerciale si fondano delle compagnie per azioni: le Joint Stock Companies. Queste compagnie rastrellano il denaro per mezzo degli investimenti della gente e li investono in grandi avventure commerciali, I viaggi d’esplorazione. Ciò influisce anche sulla politica estera inglese del Cinquecento: c’è una duplice matrice, c’è la linea perdente conservatrice, pro-cattolica, anti-parlamentare (questa politica conservatrice, all’estero, tende a creare un’intesa con la Spagna, questa politica ha successo durante il regno di Maria [bloody Mary]); c’è la linea vincente, la linea di Elisabetta, espansionistica, protestante, anti-spagnola, che cerca di contrapporre al binomio England-Spain quello England-Low Countries. Ciò proprio per salvaguardare il diritto al commercio e la sua espansione e per limitare la potenza spagnole. Questa è la linea politica da cui verrà fuori l’Inghilterra mondiale dei possedimenti coloniali. L’Inghilterra però al suo interno aveva aspetti positivi e negativi: rising population; monetary inflation, aumento dei prezzi; diminuzione dei salari reali. Lo sviluppo delle industrie: pesca, oggetti per la casa (domestic pots), dei carri e carrozze (wagon making industries), delle navi (shipbuilding), del carbone (coal mining industry), del divertimento (entertainment, theatre, ecc) cozza contro il sistema autarchico del feudalesimo. Qui è interessante sottolineare ancora l’atteggiamento della monarchia che dirige e programma lo sviluppo dell’economia. Se da una parte la monarchia tende ad appoggiarsi a queste nuove classi di ricchi per sconfiggere i vecchi signori feudali, dall’altra è diffidente verso l’accumularsi di un capitale troppo grosso che possa diventare incontrollabile anche per la Corona. Questa è una monarchia assoluta e non vuole grandi capitali privati. Questo segna il grande elemento di equilibrio che caratterizza l’epoca Elisabettiana: da una parte favorire la House of Commons, tenere a distanza sconfiggere i feudatari; dall’altra limitare il più possibile la crescita impetuosa di questa nuova borghesia. Atteggiamento ambiguo, quindi, quello della Monarchia inglese, che cerca di dominare sia l’una che l’altra forza sociale. Questa è la ragione per cui Elisabetta aiuta i gentlemen dando loro anche un titolo nobiliare, ma si guarda bene dal dare un titolo nobiliare ai grossi borghesi, proprio perchè guarda con terrore all’unione tra la ricchezza borghese e i privilegi del titolo nobiliare discendenti dal feudalesimo. Questa strategia è molto importante perchè vedremo come in seguito, nel Seicento, non sarà più possibile adottare questa politica di equilibrio. La Corona non sarà più in grado di controllare lo sviluppo della classe borghese, e il suo tentativo di arginamento porterà a una nuova alleanza coi nobili, alleanza però questa volta perdente. Infatti gli eventi sfocieranno nella rivoluzione (l’unica che l’Inghilterra ha avuto), il Re sarà addirittura decapitato e estromesso dal potere e la repubblica affermerà completamente gli interessi della classe borghese. Insieme a questa affermazione si avrà la distruzione della burocrazia reale, cioè viene distrutta la Corte, il castello di fedeli alla Corona. Ciò spianerà la strada completamente alla Rivoluzione Industriale. L’Inghilterra sarà la prima nazione al mondo a conoscerla. Il Re tornerà in Inghilterra nel 1688, ma solo a condizione di essere prigioniero della borghesia, a subordinare cioè tutti i suoi poteri agli interessi della borghesia. E’ il nascere della monarchia parlamentare, in cui il Re è solo una figura rappresentativa, lontano ricordo di quello che era stato in passato.

24 marzo

In Inghilterra l’Umanesimo dura molto poco. Subito viene il Rinascimento. Nel Cinquecento la new learning si caratterizza con rapporti con la chiesa, con le culture straniere(Italia), nuove scoperte e viaggi. L’Italia diventa un modello per la cultura inglese: In questo periodo nasce l’inglese moderno, anche se il latino è ancora usato. Nel 1516 Thomas More scrive Utopia. More è uomo di chiesa che ipotizza uno stato fantastico. Nel 1620 Francis Bacon chiude il Rinascimento inglese.

Il nuovo inglese è la lingua di Londra, adottato da Oxford e Cambridge. La poesia diventa qualcosa di nuovo, si parla di petrarchismo, si scopre il sonetto. Le personalità in evidenza sono Wyatt, Surrey e Shakespeare. Il sonetto diventa strumento nuovo per esprimere una cultura. Il sonetto petrarchesco ha una struttura di 14 versi: due quartine e due terzine. Nella versione inglese esso diventa di tre quartine e un distico finale a rima baciata. Questa versione (quella inglese) è (secondo Praz) più drammatica e aspra. Un altro elemento importante sono le traduzioni dal greco e dal latino. Queste traduzioni o erano traduzioni dirette o traduzioni dalle versioni italiane o francesi (traduzioni indirette, quindi). Viene tradotta l’Eneide, si traducono Orazio, Virgilio, Livio, Seneca. Queste traduzioni danno una nuova coscienza alla cultura inglese: il Rinascimento inglese cerca di ricostruire filologicamente un’altra cultura, cerca di interpretarla e capirla. Comunque ci sono delle falsificazioni. Machiavelli, ad esempio, entra in Inghilterra dalle traduzioni francesi e viene sostanzialmente frainteso. Il Principe diventa un libro diabolico. Ci sono così traduzioni fedeli e infedeli.

Un altro filone importante è quello della speculazione filosofica, storica e politica: nel 1580 Bacone scrive Essays in cui espone le sue teorie sull’osservazione empirica della realtà. Sembra che gli studiosi inglesi del Rinascimento cercassero di capire la realtà, cercavano di capire il passato per cambiare la loro società.

Ci sono anche una serie di opere religiose (il Rinascimento nasce e si sviluppa con la Riforma Protestante) vengono scritti il Prayer Book e la Bibbia di Tindal.

Un altro filone furono I resoconti di viaggi, cioè cronache. Il viaggio, però, è una questione individuale. Come fa a diventare un fatto universale? Con la letteratura. Nasce un nuovo linguaggio: non si poteva descrivere la Virginia con lo stesso linguaggio con cui si parlava di angeli e diavoli.

Il teatro elisabettiano nasce nel momento supremo in cui tutte queste componenti diventano arte, calate nella realtà di quei tempi.

Edmund Spenser scrisse la Fairy Queen un poema di cui rimangono sei canti. Si tratta della rappresentazione di avventure di carattere allegorico: cavalieri di Re Artù (fonti: Ariosto, Tasso). Viene iniziata nel 1580 e pubblicata nel 1591. La Fairy Queen è un’opera raffinatissima, ma affonda le sue radici nella tradizione culturale popolare inglese. In ciò precede il teatro Elisabettiano. Nella tradizione popolare le leggende religiose erano vivissime: I cavalieri di Spenser cercano la salvezza. Il critico T.S. Lewis sostiene che questo libro nasce dal popolo, dalla cultura popolare, dalla religione, è espressione della coscienza popolare.

Il teatro Elisabettiano da una parte nasce da tutte queste esperienze culturali del Rinascimento inglese, dall’altra nasce anche dalle esperienze medievali inglesi: Miracle, Mistery e Morality plays. Il teatro Elisabettiano non si vergogna di avere umili origini. E’ un teatro da rappresentare, non si pubblicano opere. Shakespeare non ha mai firmato una delle sue opere pubblicamente. Le pubblicazioni sono sempre state pirata, stenografate durante una rappresentazione o attraverso copioni trafugati o procurati ‘di contrabbando’. Ad assistere c’è anche il popolo, e il teatro dava tutto anche a loro, per questo è la massima espressione artistica del periodo. Anche se non è espressione politica (non è propaganda) lo diventa per la sua completezza. Il teatro Elisabettiano tenta di unificare completamente gli spettatori attraverso la cultura trattando problemi di ogni ceto sociale e, quindi, comunicando con tutti.

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